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Anime in Viaggio, il blog di chi viaggia col cuore

Mary è la blogger che sta dietro ad Anime in Viaggio, il suo blog che parla di viaggio e crescita personale.

Mi ritrovo molto nella sua storia (anche se non sono una viaggiatrice incallita come lei!) e quindi ho voluto fortemente intervistarla: spero che il suo racconto sia d’ispirazione per chi ha voglia di leggere le sue parole. Se vogliamo cambiare vita, se sentiamo che è ora di inseguire quel sogno, beh, niente ce lo impedisce. Davvero niente. Quando capiamo che tutti i MA sono scuse, allora sarà tutto chiaro. E sarà impossibile stare fermi. 😉

Buona lettura!

Mary chi sei? Qual è il tuo percorso personale? Raccontaci un po’ il tuo percorso di vita e soprattutto di cambiamento da ‘anima in pena’ come ti definivano a ragazza che ha finalmente trovato se stessa.

anime-in-viaggio-maryDunque….fino a 22 anni ero una ragazza tranquilla, abitavo in un piccolo paesino della Brianza con la mia famiglia, frequentavo l’università, avevo un piccolo gruppo di amiche straordinarie, avevo appena finito la laurea triennale e stavo per cominciare la magistrale. Avevo tanti obiettivi, primo fra tutti trascorrere un periodo di studio all’estero tramite il programma Erasmus. Peccato che la vita avesse altri programmi per me. Proprio in quel periodo, mio papà si è ammalato gravemente e ho dovuto rivedere tutti i miei piani. Sono passati così due anni tra esami all’università per me e in ospedale per mio papà. Nonostante la sua tenacia e la sua forza, purtroppo la malattia se l’è portato via, proprio quando io mi stavo per laureare e affacciare nel “mondo dei grandi”, quello del lavoro. Mi sentivo serena e molto forte, “dopo aver affrontato tutto questo, mi dicevo, non c’è nulla che mi possa spaventare”. Ho capito solo dopo che quello era l’inizio di un’altra grande fase della mia vita.

Ho trascorso 9 mesi in Italia per fare uno stage, ma dentro di me avevo una grande voglia di “riscatto”, volevo andare all’estero. Credevo fosse solo per uno stage, ma come sempre, la vita ha avuto molta più fantasia di me. Sono finita in Spagna in una grande azienda internazionale per fare uno stage della durata di un anno. I primi sei mesi sono stati tranquilli e sereni, poi l’ennesimo cambiamento. Mi sono resa conto che la vita d’azienda non faceva per me, per lavoro mi occupavo di viaggi ma io restavo sempre incollata alla mia scrivania…ero molto irrequieta. Questo mi ha mandato in crisi perchè mi ero laureata solo un anno prima ed ero convinta che il marketing fosse la mia strada. A questo si è aggiunto un amore a senso unico, e i segnali che il mio fisico mi mandava per farmi capire che era il momento di cambiare la mia vita. Avevo il cuore a pezzi e una grande confusione in testa. Tutte le certezze della mia vita si erano sgretolate una dietro l’altra. Mi sentivo persa e abbandonata.

Volevo solo andarmene lontana da tutto e da tutti e prendere un periodo di pausa. Volevo ritrovare quella ragazza forte e decisa che pensavo di essere. Da qui, la vocina del cuore che sussurrava “Australia” e così sono partita. Sono seguiti 8 mesi di viaggio in solitaria tra Australia e Sud Est Asiatico, una parte di mondo che mi ha riconciliato con me stessa e ha rimesso insieme i pezzi del mio cuore.

Dopo una breve parentesi in Italia, sono ripartita per la Cambogia dove ho vissuto per un anno e mezzo e, da gennaio 2015, vivo a Istanbul. Sono prossima ai 30 anni, faccio l’insegnante di inglese e ho appena iniziato un percorso per diventare Coach professionista. Sento di essere sulla strada giusta, finalmente. Quando ero partita per il mio grande viaggio, molti mi auguravano di “trovare me stessa”. Lo credevo anche io, poi mi sono resa conto che in realtà non c’era nulla da trovare , ma solo da creare. Giorno dopo giorno, con le nostre decisioni e (non) azioni, creiamo la persona che siamo e che vogliamo diventare. E’un lavoro su noi stessi dura tutta la vita.

Mary si racconta sul mio blog

E ora raccontaci un po’ del percorso professionale: come hai fatto a far coesistere il lavoro con i viaggi? Hai adattato il lavoro ai viaggi o sono le destinazioni che si sono dovute adattare ai lavori che trovavi?

Negli 8 mesi in cui ho viaggiato, ho lavorato solo in Australia facendo lavori nell’ospitalità (avevo il working holiday visa) e ho messo da parte qualche soldo per viaggiare nei restanti 5 mesi in Asia. In Thailandia, ho preso una certificazione CELTA per insegnare inglese in tutto il mondo (era il mio sogno da bambina) e ho insegnato in Cambogia e ora a Istanbul. In Cambogia ci sono finita per il mio amore per i libri di Terzani e a Istanbul perchè mi era piaciuta la città quando l’avevo visitata nel 2011. E’ un buon compromesso tra Oriente e Occidente, due anime e tante identità. Insegnare inglese è un’opportunità per vivere in un paese straniero, anche se come non madrelingua è un po’ più difficile trovare lavoro, ma comunque possibile.

Personalmente sento molto affine l’ambito della crescita personale con quello del viaggio. La pensi anche tu come me? Quali tematiche stai approfondendo al momento?

Assolutamente sì! Viaggiare per me è (stata) una terapia vera e propria. E’ come fare un corso di crescita personale accelerato. Soprattutto quando si viaggia da soli, si è molto più vulnerabili e ci si ritrova ad affrontare situazioni che ci fanno crescere ed evolvere e ci rendono più forti. Mi sono resa conto però che anche nel viaggio c’è una routine. La differenza sta nel come affrontiamo le nostre giornate sia che stiamo fermi sia che stiamo in viaggio. Da quando vivo a Istanbul, viaggio molto meno di prima. Questa città mi fa veramente viaggiare stando ferma. Anche se ho rallentato il ritmo, credo che non riuscirò mai a smettere di viaggiare del tutto!

Perchè hai aperto il blog Anime in Viaggio?

Ho aperto il blog proprio per conciliare la mia passione per i viaggi con la crescita personale, un ambito che mi interessa molto e che sto approfondendo da un punto di vista professionale. Purtroppo la mia vita frenetica a Istanbul non mi permette di scrivere con assiduità sul blog, per cui ora sto curando solo la pagina Facebook. Il mio intento è ispirare le persone che sentono l’esigenza di un cambiamento a intraprenderlo, superando le paure e gli ostacoli. Se ce l’ho fatta io, ce la può fare chiunque.

Qual è l’esperienza di viaggio che più ti è stata utile per conoscere meglio te stessa o che è stata in qualche modo di ispirazione per raggiungere le tue attuali consapevolezze?

Sicuramente quegli 8 mesi tra Australia e Sud Est Asiatico. Il vero coraggio non è nuotare con gli squali o scalare un vulcano in Indonesia, ma conoscere se stessi e ascoltare la voce del proprio cuore. La mia diceva “parti”, mi sono fidata ed è stato un regalo dopo l’altro, non solo per i luoghi bellissimi che ho visto, ma soprattutto per gli incontri che ho fatto. Non è necessario andare dall’altra parte del mondo se non è quello che sentiamo di fare, i segnali che la vita ci manda sono tanti e alla nostra portata. Occorre solo ascoltarli.

Che viaggiatrice sei? Cosa comprende per te il concetto di sostenibilità unito al viaggio?

Mi piace definirmi “una viaggiatrice tacco 12 e zaino in spalla”, della serie non c’è bisogno di essere trasandati per essere una viaggiatrice. Mi piace essere libera e indipendente, non pianifico quasi mai i miei itinerari, mi piace seguire il flusso degli eventi e decidere una volta sul posto. Diciamo che ora viaggio più per rivedere amici che ho conosciuto in giro per il mondo, più che per vedere posti nuovi. Quando posso cerco di non prendere aerei, ma spostarmi solo via terra con treni e autobus locali. Cerco di sostenere l’economia locale, preferendo i ristorantini locali, anche di strada, rispetto alle grandi catene internazionali e così anche per i souvenir che cerco di prendere da imprese sociali o negozietti più che ai mercati che vendono prodotti Made in China.

Ultima domanda: non tutti possono permettersi grandi viaggi, quindi ti chiedo, come ‘ispirare’ al cambiamento partendo dalla propria quotidianità? Nel mio blog invito a notare ogni dettaglio, ad apprezzare ciò che ci circonda, ad aprire il proprio cuore alla vita, anche nella routine di tutti i giorni. Cosa ne pensi tu?

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Sono assolutamente d’accordo. Per “ritrovarsi” non occorre andare a Bali, in India o chissà dove. Un viaggio di quella portata è stata la cura giusta per me in quel momento della mia vita, ma potrebbe non esserlo per un’altra persona e non lo sarebbe di certo per me, adesso. Ciò che fa la differenza, secondo me, è la consapevolezza. Se qualcosa non ci piace, non ci fa stare bene o siamo infelici, è nostro dovere (verso noi stessi prima di tutto e di riflesso anche verso gli altri) cambiarla. Che senso ha sopravvivere e non vivere? O alzarsi la mattina tristi? La vita è troppo breve per sprecarla in questo modo.

Come dicevo prima, anche in 8 mesi di viaggio o in un’esperienza di vita all’estero, c’è la routine. Ma sta a noi cambiarla con piccoli passi. Di modi per “viaggiare” cioè aprire la mente, stando fermi ce ne sono tanti. Incontrare persone provenienti da altre parti del mondo ad esempio. Mi piacciono molto gli eventi di Internations, MeetUp, o ospitare la gente tramite Couchsurfing (o anche solo andare agli incontri con altri viaggiatori). Prendere la macchina fotografica e fare un giro per la città ci farà notare cose che non avevamo visto prima. Viaggiare è un atteggiamento mentale prima di tutto.

E la domanda che mi faccio sempre quando sono a un bivio e mi sento bloccata è “Cosa farei se non avessi paura?”. La risposta è il passo che so che è giusto compiere per me, in quel momento.

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