La sostenibilità ambientale è un modello di sviluppo che guarda al futuro delle risorse naturali e alla loro capacità di rigenerarsi, perchè possano essere disponibili anche per le prossime generazioni.
Applicare i principi di sostenibilità ambientale significa alzare lo sguardo e anche abbandonare un bel po’ di ego, che ci persuade a pensare che dopo di noi, in qualche modo, finirà il mondo. Chissenefrega se una lattina di Coca Cola gettata a terra ci mette almeno cinquant’anni per decomporsi, tanto quando me ne sarò andato non sarà più un problema mio. Eh no.
Significa non delegare ad un futuro dai confini indefiniti le scelte, ma guardare alla mano che muoviamo ogni giorno per guidarla verso gesti che non uccidono, non annullano.
Ecco perchè la sostenibilità ambientale è da intendersi come un concetto “olistico”, non solo perchè strettamente connessa con quella economica e sociale, ma perchè riguarda la totalità delle nostre azioni e pure dei nostri pensieri. La sostenibilità profonda, al di là dei concetti di riciclo, riuso e biodegradabilità, è prima di tutto un percorso interiore, che parte da una ritrovata consapevolezza del proprio ruolo su questo Pianeta, una sorta di risveglio.
Insomma, dobbiamo farci tornare in mente che siamo una costola del sistema ambientale nel quale siamo inseriti che, se si ammala, fa ammalare anche noi.
Perchè la sostenibilità ambientale è un viaggio dentro noi
Pare però che ci siamo dimenticati di essere un elemento dell’ambiente tanto quanto gli animali e le piante: l’uomo col passare dei secoli si è sentito sempre più una sorta di dio, capace di tirare le redini di Madre Natura, direzionandone l’energia, la potenza, incanalando la sua volontà verso i territori dell’ego.
Come risvegliarsi da questo sogno di dominazione?
Facendo un viaggio a ritroso, da fuori a dentro.
Ma come? E tutte quelle storie sulla riduzione dei consumi, la raccolta differenziata, il preferire la bicicletta all’auto? Queste sono AZIONI che se non sono sostenute dalla VOLONTÀ , sono come i divieti di un genitore severo.
Il vero sviluppo sostenibile nel tempo inizierà quando le motivazioni che ci portano ad occuparci della natura diventeranno più profonde, in altri termini, più spirituali. Spirituale che non significa religioso, ma che ha a che fare con la felicità. Quella vera. Quella che ci tiene stabili. Quella che riflette il nostro viso al mattino. Che da un senso al nostro essere a questo mondo.
Aspetta: ma cosa c’entra la sostenibilità con la spiritualità e la felicità (che fanno pure rima!)?
Siamo felici (sul serio) se ci alziamo al mattino e usiamo i nostri talenti e creatività nel lavoro che facciamo; se ci sentiamo parte di un progetto nel quale il nostro contributo è fondamentale (e non “tutti siamo importanti, nessuno è indispensabile”) e attraverso il quale riusciamo a migliorarci e ad apportare benefici alla comunità. Questo può avvenire solo se prima comprendiamo QUALI sono i nostri talenti, le nostre passioni, le nostre unicità e per farlo possiamo solo guardare dentro di noi, ai nostri valori profondi, umani. Questa è la SPIRITUALITÀ ossia la connessione con la nostra identità più trasparente, impalpabile, che si percepisce nel silenzio della mente e lontano dalle distrazioni materiali, ritornando a casa. La nostra casa originaria, ovvero la Natura. Lì non ci serve niente, ci possiamo svestire di tutto; non c’è vergogna, nè bisogno di dimostrare. Ecco che allora proteggere la nostra vera casa (vedi la sostenibilità ambientale), sarà un bisogno morale.
Questo approccio si definisce ECOLOGIA SPIRITUALE.
“Avvicinarsi alla Natura senza una dimensione spirituale, etica ed estetica consapevole, ma solo con un approccio di pura fruizione, serve solo ad alimentare l’antico inganno. Quello di un Uomo che non fa parte della Natura stessa, ma che se ne crede solo il padrone, rimanendo invece schiavo di sé stesso. Finendo col sentirsi ancora una volta inutile e solo in un mondo in via di distruzione.” [Fonte: La Rivista della Natura]
Sostenibilità ambientale: cosa faccio io
Sono sempre stata “perseguitata” da una voce interiore che mi diceva di non dare ascolto ai condizionamenti esterni, ma di provare con tutte le mie forze a essere felice attraverso l’espressione delle mie abilità, le mie inclinazioni naturali, prescindendo da tutto.
Per me, oggi, significa contribuire attivamente ad un RISVEGLIO delle persone, a seguire la propria personale chiamata, per stimolarle a voler diventare la migliore versione di sè stesse.
La mia direzione verso la sostenibilità ambientale si è fatta chiara quando ho iniziato il mio personale cammino di spiritualità; sono convinta (senza voler essere supponente) che la mia chiamata su questa Terra è quella di camminare a testa alta verso la felicità, quella che ti fa brillare gli occhi, alzare dal letto pieno di idee, che ti fornisce un’energia inesauribile per creare il TUO presente.
Un vero e proprio percorso verso un CAMBIAMENTO IDEOLOGICO che pone al centro la qualità del vivere, ben lontana dal vivere con qualità (così legata al benessere materiale).
Per farlo non si può prescindere dalla risintonizzazione con il mondo naturale, custode dello scopo del nostro esistere su questa Terra. Una riconnessione che produce un allargamento dei confini personali in virtù del quale io non sarò più solo io, ma sarò parte consapevole e integrante di una rete di vita che abbraccia vegetali, animali, l’umanità tutta, il pianeta, in un processo di ampliamento che arriverà a includere l’universo e l’esistenza in ogni sua forma. Eccoci di nuovo a parlare di sostenibilità ambientale.
E il cerchio si chiude.
In tutta la sua perfetta bellezza.
Ti ritrovi nei miei ragionamenti o ti senti più confuso di prima? Dimmelo nei commenti! 😀