Il Museo dell’aria nel castello di San Pelagio sui colli euganei: un luogo segreto, ardente e mistico, così come lo ha definito il grande D’Annunzio, che qui ha vissuto per qualche tempo. In un sabato pomeriggio di mezza estate, sono andata a cercare la mia ispirazione per volare in alto…
Ho superato il pregiudizio che un museo così potesse annoiarmi: gli aerei (e tutto ciò che riguarda i motori!) non mi entusiasmano molto. E invece, proprio perchè il senso di questo blog è scoprire il bello anche dietro l’angolo, lasciarsi stupire da qualsiasi cosa, ho trovato un contesto davvero magico, complice il sole che è comparso tra le nuvole dopo una mattina di pioggia, il silenzio che avvolgeva il castello in una atmosfera sospesa e una natura lussureggiante, fatta di alberi secolari, roseti e piccoli laghetti di ninfee. Un parco così bello da essere inserito nella rete dei Grandi Giardini Italiani.
Il museo dell’aria: dove uomini hanno osato volare in alto
Il museo dell’aria (o del volo, è scritto in entrambi i modi) è ospitato all’interno del Castello di San Pelagio in zona Due Carrare (PD): siamo nel parco dei Colli Euganei e si tratta di un’antica villa della famiglia Zaborra da quasi 400 anni, ma con un cuore medievale, come testimonia la torre trecentesca, ricordo della signoria dei Carraresi su Padova.
Ma ciò che rende questo luogo ancora più speciale è quello che è successo proprio qui: il 9 agosto del 1918 è partita proprio dalla corte dei Zaborra la più bella azione di volo di tutti i tempi, il volo su Vienna di Gabriele D’Annunzio. Proprio questo fatto è stato lo spunto per pensare di ideare un racconto, quello sul volo: tra le stanze del castello si rivivono infatti le gesta di miti e uomini veri che hanno inseguito il sogno di volare, a volte riuscendoci, a volte sacrificando la loro vita.
Le prime stanze parlano della mitologia del volo con Icaro, Fetonte, Pegaso per poi passare ad uno degli uomini più innovativi della storia, Leonardo da Vinci: di lui alcune ricostruzioni delle sue macchine volanti. Pochi passi e si sbuca nel bellissimo salone delle feste, oggi sala delle mongolfiere: ricostruite in gesso, sembrano comunque così leggere…
Al primo piano, si passa all’evoluzione del volo, con le ricostruzioni delle creazioni di quei primi pionieri che hanno voluto trovare il modo per simulare gli uccelli e da terra elevarsi in cielo: i primi sono i fratelli Wright, che con il loro Flyer hanno dato vita all’aviazione. Anche se il loro primo volo con quell’aeroplano è durato solo 17 secondi, questo non ha impedito che entrassero nella storia. Com’era il Flyer? Un aereo di 300 kg, senza carrello ma che poggiava su rotaie e per partire usava il metodo della catapulta: una lunga corda lo teneva legato ad un sasso del suo stesso peso a sua volta legato ad una corda che poi veniva tagliata.
Il primo piano continua raccontando anche le gesta degli aviatori veneti, del grande Francesco Baracca e Manfred von Richthofen, ovvero il Barone Rosso (per chi non sa chi è, vi rimando a Wikipedia) e di molti che sono intervenuti durante la Prima Guerra Mondiale con le loro innovazioni tecnologiche nel settore dell’aviazione.
Il Museo dell’Aria continua al piano nobile: è qui che si trovano gli appartamenti in cui visse Gabriele D’Annunzio e la sala in cui si progettò il mitico volo su Vienna. Fuori, sotto il porticato d’ingresso, si ritrova scritta la sua famosa frase:
“Ecco il luogo altissimo,
ecco il luogo profondissimo dove io abito,
ecco il luogo segreto, mistico e ardente dove io respiro.”
Ritornando a piano terra si fa un balzo nel futuro: si arriva all’aviazione moderna con i boeing, passando per le esplorazioni spaziali, i droni e i prototipi degli aerei del futuro.
Con tutto questo stare in alto mi gira la testa! 🙂
È ora di uscire ed esplorare il meraviglioso giardino storico, che intanto si intravede da balconi e finestre.
Giardini segreti e labirinti: gli esterni del castello
Si sa, la curiosità è donna, così appena uscita dal museo e di fronte alle varie frecce dei cartelli che indicavano possibili direzioni, scelgo di andare subito nel giardino segreto: era il giardino famigliare, dove venivano accolti gli amici più intimi e dove si coltivavano le erbe aromatiche per la cucina. Qui ho trovato davvero pace, un’atmosfera raccolta e mi sono fermata a pensare un po’ alla mia vita e al momento magico che sto vivendo. Pensavo a quanto stavo bene ad essere proprio ora, proprio qui sotto un grande tiglio che mi invitava ad abbracciarlo…
Nel giardino segreto sono ospitati anche molti alberi centenari: non solo il mio amico tiglio, ma anche un Lagestroemia di oltre 300 anni.
Ricaricata nel corpo e nell’anima (!), continuo la mia esplorazione del parco, che racchiude diverse situazioni naturali tra cui il brolo, ovvero un incrocio tra un giardino ornamentale ed un orto-frutteto, com’era tipico fare nelle ville venete. Tra le varietà di alberi da frutto spicca il “Biricoccolo”, incrocio naturale tra il Mirabolano e l’Albicocco che produce un frutto arancio-violetto dolce con profumo di albicocca.
Non dite a nessuno che ho saltato a piedi pari i labirinti perchè, un po’ come Cristina di crinviaggio (travel blog spettacolare!), i labirinti mi mettono un po’ d’ansia…sicuro che mi perdo e resto dentro mezza giornata! Il problema è che stavano pure per chiudere. Così, non avendolo visitato, riporto quello che dice la guida e quello che racconta Cristina nel suo blog: nel giardino storico di san Pelagio ci sono due labirinti, il labirinto del Minotauro e quello “Forse che si forse che no” dedicato a D’Annunzio. Il primo racconta il mito di Icaro e Dedalo e ovviamente ad attendervi alla fine c’è il Minotauro raggiungibile solo dopo molti sbagli. Nel percorso si incontra Arianna che si dondola sull’altalena carica dei suoi simboli (gomitolo, costellazione, lacrime). Questi due labirinti hanno una duplice valenza: da un lato ricordano i maliziosi labirinti delle ville venete, luoghi di svaghi e di giochi amorosi (quello dedicato a D’Annunzio), dall’altro c’è la citazione di quello mitologico di Cnosso legato ad Icaro e quindi alla storia del volo umano, leit motiv del castello di San Pelagio.
Insomma, intanto che ci si perde, si ha di che riflettere! 😉
Sbucata fuori dalla vietta che porta ai labirinti, sulla sinistra una strana collina: che cos’è? Era l’originaria ghiacciaia, una stanza sotterranea di circa 80 metri cubi, costruita in mattoni e con il soffitto a volta, utilizzata in passato per la conservazione dei cibi. Infatti durante la stagione invernale veniva riempita di neve e ghiaccio così che d’estate potesse assolvere la sua funzione di “frigorifero”.
Prima di uscire, vi consiglio di prendervi un altro momento per ascoltare la natura fermandovi su una delle panchine lungo la Carpinata: la frescura ti avvolge anche in pieno luglio e da qui si ha ancora tempo per dare un ultimo sguardo al parco e alla villa, prima di attraversare quel portone e ritornare…a terra.
Cosa ho imparato
Da questa visita al Museo dell’aria sui Colli Euganei ho imparato che bisogna sognare in grande e non avere paura di credere fino alla fine al proprio sogno. In questo museo del Castello di San Pelagio sono racchiuse storie di uomini che hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo, che hanno avuto il coraggio di mettere in gioco tutto, compresa la loro vita.
Curiosità
Se amate le rose, sappiate che qui è custodita una tra le più preziose collezioni di rose antiche e inglesi.
Per maggiori informazioni sul Museo e il castello
Il Museo del volo (o dell’aria) e il relativo Parco è visitabile con questi orari:
Da marzo a novembre
mercoledì e giovedì 9.00 – 13.00
venerdì e sabato 9.00 – 13.00 e 14.30 – 18.30
domenica e festivi 10.00 – 19.00
Da dicembre a febbraio
domeniche e festivi 10.00 – 17.00 | 25/12 chiuso | 01/01 apertura 13.00 – 17.00
Il castello di San Pelagio, invece, è anche un luogo dove si possono organizzare matrimoni e cene: conviene direttamente contattarli al numero 049 91 25 008 oppure inviare una mail info@castellodisanpelagio.it
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