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Cima Grappa: quassù si è fatta la storia

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Oggi ho voglia di andare a cercare la storia, di toccare con mano i luoghi che trasudano un passato che ha cambiato le nostre vite e in qualche modo anche il nostro presente: sono salita sul Sacrario di Cima Grappa. E ci ho lasciato un pezzo di cuore

Mano mano che si sale l’aria si fa sempre più rarefatta, le nuvole aumentano e la temperatura scende notevolmente. Siamo a 1.776 metri e una leggera nebbia avvolge questo luogo sacro alla storia. Questo tempo rende tutto sicuramente più scenografico ed intenso, ma soprattutto ti fa pensare al freddo che i soldati della Prima Guerra Mondiale possono aver provato su queste montagne, vestiti solo delle loro misere divise. Batto i denti io, attrezzata di giubbotto impermeabile hi-tech.
Lo sguardo è subito attirato dal maestoso monumento, il Sacrario militare, un’imponente costruzione molto geometrica, bianca, fredda. Cinque gironi concentrici, attraversati da un grande scalone centrale, puntellati di mezzelune: sono i loculi di 2.578 caduti identificati, sulla cui lastra di bronzo è inciso il nome e il grado militare.
Altri 10.332 restano ignoti, e le loro spoglie sono raccolte in urne comuni più grandi. Nel sacrario c’è una tomba importante per la storia del Grappa ed è quella del generale Gaetano Giardino, che qui comandò l’armata del Grappa portandola alla vittoria finale.

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Il sacrario del Monte Grappa

Decido però di non salire subito i gradoni del Sacrario, ma voglio percorrere tutte le tappe dell’itinerario proposto, nell’ordine.

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Mappa dell’itinerario di visita Monte Grappa

Alla ricerca del punto 1 della mappa, la caserma Milano, in realtà finiamo in un’altra caserma, ormai però completamente abbandonata, quella degli americani: o meglio, a quanto pare dalle ricerche che ho fatto in seguito, si trattava di una base NATO, che ospitava un centro per la sorveglianza delle telecomunicazioni, testimonianza spettrale del periodo della Guerra Fredda.

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La ex base NATO ormai abbandonata (fonte: salviamoilpaesaggio.it)

Dallo stato di abbandono dell’edificio, è chiaro che questo non è per nulla il punto di inizio dell’itinerario.
Torno sui miei passi, e questa volta salgo i gironi del sacrario, perdendomi a leggere i nomi di tutti i militari austro-ungarici e italiani, tra i quali spunta quello di Peter Pan: quale sarà la leggenda dietro questo soldato?
Salgo fino all’Osservatorio, altro massiccio e solenne edificio costruito alla fine della via Eroica, per godere delle montagne che abbracciano questo luogo sacro e lassù trovo una planimetria in bronzo che indica le linee dei due fronti e i luoghi storici del primo conflitto mondiale: provo a ritrovarli con lo sguardo e ad immaginarmi quale fosse lo scenario in assetto da guerra.

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Il Portale Roma con l’osservatorio

Inizia a piovere, ma non ho ancora finito di visitare tutta l’area monumentale: devo ancora percorrere la via Eroica, che corre per 250 metri dal Portale Roma tra due file di enormi cippi in pietra, nei quali sono scolpiti i nomi delle località legate ai più famosi fatti delle battaglie del Grappa.

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La via Eroica

Quassù tutto è grande, maestoso, imponente. Cammino con addosso un timore reverenziale per le persone, per gli uomini che su queste cime sono dovuti diventare nemici e puntarsi le armi addosso, per uccidere.

Arrivo fino alla chiesetta in fondo alla via Eroica per salutare la Madonnina del Grappa che pare sia stata mutilata da una granata nemica nel gennaio 1918. Scendo dalle scalinate che fiancheggiano la tomba del Maresciallo Giardino e mi ritrovo al grande parcheggio su cui sorge il Rifugio Bassano, sosta obbligata almeno per una meravigliosa fetta di torta.

L’area del Sacrario del Monte Grappa continua anche più in basso: lungo la strada di accesso si trova la Caserma Milano, al cui interno è stato allestito un museo storico della guerra 15-18,  con armi, attrezzature, foto e documenti dell’epoca: imperdibile per rendersi conto pienamente delle condizioni con questi uomini si trovavano ad affrontare un conflitto mondiale.

Il mio itinerario è finito, riparto con il cuore gonfio di emozioni. Ti senti ‘piccolo’ nelle tue banali difficoltà quotidiane, quando qui uomini e ragazzi si sono misurati con l’enormità della guerra e la severità della montagna.

 

 

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