Hai letto bene: l’Aspromonte sono le Alpi del Mediterraneo.
Anche se sembra incredibile, questo territorio montuoso ha davvero origine dalle Alpi che incoronano il nord Italia, ma questa è solo una delle innumerevoli unicità dell’Aspromonte, parco con caratteristiche da record.
Durante i 5 giorni trascorsi insieme ad altri blogger, tour operator e giornalisti in occasione di un press tour organizzato dal Parco Nazionale Aspromonte, sono rimasta affascinata dalle particolarità di una terra che non conoscevo: pronto ad immergerti in questo splendido mosaico della natura?
Parco Nazionale dell’Aspromonte: mille volti, un unico cuore
Il cuore è quello della gente che ci ha accolto ad ogni nostro arrivo, che ci ha viziato ad ogni pasto, che ci ha coinvolto nell’amore appassionato per la propria terra. Una terra che vuole riscattarsi da un’immagine sbagliata e distorta, oggi fatta di impegno e dedizione con i quali dare vita a progetti di valorizzazione delle eccezionalità naturalistiche e delle antiche tradizioni.
Accompagnata da Chiara e Vincenzo (rispettivamente responsabile della comunicazione l’una e responsabile dell’Ufficio stampa dell’Ente Parco l’altro) ho avuto la fortuna di immergermi tra i mille volti dell’Aspromonte, massiccio montuoso abbracciato dal mare.
Mare che fa da cornice al paesaggio aspromontano, accompagnando a volte lo sguardo, altre il pensiero di chi addentra in questa natura che assume caratteristiche diverse da una costa all’altra, più aspra e brulla sul lato ionico, più ricca e verdeggiante quella affacciata sul Tirreno. Ma il mare è lì, così vicino che in certi momenti ti sembra di sfiorarlo, così possibile che in una stessa giornata hai l’opportunità di toccare la cima e poi tuffarti tra le sue acque.
Questa è una delle tante particolarità del Parco Nazionale dell’Aspromonte, scrigno di biodiversità delle Alpi meridionali che racchiude un vero e proprio “sconvolgimento vegetativo”: solo qui, infatti, si possono trovare vicine specie che in altri contesti sarebbero lontane.
“Una terra migrante” come ama definirsi l’Aspromonte, immersa nel Mediterraneo eppure dai tratti montani, dove il termine “biodiversità” ha una valenza così grande da rappresentare una vera identità fisica.
Ma perchè continuo a parlare di Alpi, non siamo nell’Appennino? In realtà no, perchè le formazioni granitiche cristalline di cui è formata la roccia sono quelle classiche alpine, confermando l’ipotesi che il Massiccio dell’Aspromonte si è formato grazie ad un piccolo frammento di Alpi staccatosi dalla crosta continentale durante l’Orogenesi e che, a seguito delle immani forze tettoniche, è migrato verso sud.
Parco Aspromonte: un mosaico di unicità
Nel cuore della città metropolitana di Reggio Calabria, si estende il Parco Nazionale d’Aspromonte, un’area protetta di oltre 65 mila ettari che abbraccia complessivamente o in parte ben 37 comuni.
Queste poche note non rendono la complessità di un territorio che racchiude una miriade di elementi identitari che lo caratterizzano, difficile da rendere a parole. La sua vastità ti mette di fronte ad incredibili opposizioni: ambienti aspri che paiono inospitali, fitti boschi fatati di faggi ritorti dal vento, rigogliose cascate e prosciugate fiumare che come lingue si insinuano tra le montagne creando paesaggi lunari. E poi borghi sospesi dove la vita è rimasta congelata, fanno da contraltare a deliziosi paesi in cui scorre il calore vitale dei bimbi che giocano per strada.
Il Parco Nazionale dell’Aspromonte racchiude e conserva l’importante patrimonio naturalistico, storico, architettonico e umano che caratterizza la punta estrema della Calabria, un tesoro che sempre più viaggiatori attenti apprezzano e vogliono imparare a conoscere.
Un polpo che distende i suoi tentacoli a raggiera verso il mare: questa l’immagine della montagna d’Aspromonte, che con la sua forma curiosa disegna dorsali, creste e terrazzi che si alternano a profonde incisioni dove scorrono le fiumare, ampie lingue d’acqua a regime torrentizio che qui hanno segnato il destino di intere comunità.
Un Parco dai mille volti che si presta per essere vissuto in altrettanti modi diversi, ma senza dimenticare la sostenibilità: sebbene le lunghe distanze all’interno dell’area protetta richiedano necessariamente l’uso della macchina per i vari spostamenti, l’Ente Parco si sta impegnando per ovviare a queste difficoltà per esempio organizzando il ‘Parkbus Aspromonte’, un ricco programma di escursioni verso le aree naturali del Parco partendo da Reggio Calabria.
Come conoscere il Parco dell’Aspromonte
Una delle porte di accesso al Parco dell’Aspromonte è l’importantissimo Osservatorio per la Biodiversità a Cucullaro: ti consiglio di partire da qui per comprendere la varietà di flora, fauna e gli habitat che vivono in questo tratto di Calabria. L’Osservatorio per la Biodiversità, coordinato dal Responsabile Biodiversità dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte dott. Antonino Siclari, ha inoltre una sezione dedicata alla sostenibilità ambientale, come il cambiamento climatico, problemi di impatto ambientale, classificazioni di specie marine o elenchi di specie vegetali rare.
L’Aspromonte si candida a Geoparco Unesco
Le unicità dell’Aspromonte si celano tra la flora e la fauna, tra la lingua antica che in alcuni tratti si parla e tra le rocce: la montagna del parco nazionale è infatti unica nel panorama geologico e geografico dell’Europa, tanto da essere candidata ad entrare nella rete internazionale dei Geoparchi Unesco che riunisce i siti di rilevanza geologica, ovvero quelli che hanno una peculiarità geologica unica.
Un percorso impegnativo ma appassionante che l’Ente Parco sta intraprendendo per poter ottenere il giusto riconoscimento internazionale delle sue peculiarità naturalistiche. A raccontarcelo con voce emozionata è Sabrina Santagati, referente del progetto “Aspromonte Geopark: Terre Migranti”, un progetto che prima di tutto un cammino di consapevolezza e un impegno al coinvolgimento delle comunità in un percorso di identità territoriale.
L’obiettivo è quello di far percepire la straordinaria ricchezza di questo geoparco, che con i suoi 8 geositi di valenza internazionale e oltre 200 siti di interesse naturalistico, si presta a diventare una destinazione di spicco anche per il geoturismo, ovvero quella forma di turismo sostenibile che ha un focus primario sull’esperienza geologica delle caratteristiche della Terra.
D’altra parte l’istituzione del Geoparco Aspromonte ha come obiettivo non sono la tutela delle risorse naturalistiche, ma anche la valorizzazione delle forme di fruizione turistica in ottica sostenibile, a vantaggio di una complessiva crescita territoriale dell’intera comunità.
Aspromonte geoparco: cosa rende unico questo luogo
Un ambiente geologico speciale, con una spiccata identità e, al contempo, mutevolezza: il Parco dell’Aspromonte è una concentrazione di particolarità geologiche e geografiche che non trovi in altre parti d’Europa.
Ma che cosa lo rende così eccezionale?
- le valli delle Fiumare, corsi d’acqua “effimeri” a regime torrentizio: Amendolea, La Verde, Buonamico, Careri, Torbido, ognuna caratterizzata da qualche peculiarità paesaggistica, sono di estremo interesse soprattutto per la loro geomorfologia e idrologia;
- le Grandi Pietre e Monoliti
- le cascate, alcune importanti per salto e portata, che si trovano nascoste nelle profonde gole che circondano i pianali dell’Aspromonte
- le grandi frane gravitative che danno al territorio delle connotazioni suggestive e singolari
Cosa fare nel Parco Aspromonte: scopri una natura spettacolare
Nel Parco dell’Aspromonte puoi fare di tutto: dalla MTB al bird watching dallo sci di fondo al trekking. Personalmente, sono sempre una sostenitrice del camminare e in quest’area protetta i sentieri non mancano. Tra questi, l’Antico Sentiero dei Greci (durata 3/4 ore), che parte da Mammola e arriva fino a Passo della Limina, a quota 822 metri, passando per la fiumara Torbido; il Sentiero da Montalto a Polsi (circa 3,5 ore), per secoli percorso da pellegrini provenienti da tutta la Calabria e la Sicilia per raggiungere il santuario della “Madonna della Montagna”.
Un trekking impegnativo da percorrere in più giorni è il Sentiero del Brigante, da Gambarie alle Serre, che deve il suo nome al fatto che era battuto dai vecchi briganti della zona; il percorso è lungo circa 120 chilometri ed è forse il migliore per conoscere le bellezze storiche e naturalistiche del parco.
Uno sguardo sull’infinito: escursione alla cima Montalto
Un’escursione imperdibile è senza dubbio quella per raggiungere la cima più alta d’Aspromonte, Montalto: con i suoi 1956 m di altezza domina l’intero massiccio aspromontano, regalando incredibili panorami sui tre vulcani, Etna, Vulcano e Stromboli, oltre che sulle Isole Eolie e la dorsale appenninica che procede con le Serre, la Sila ed il Pollino. Sempre se sei fortunato e ad accompagnarti è il sole e non una triste nebbia, come è capitato a noi. 🙁
La salita è facile, dolce, immersa nell’atmosfera ovattata delle faggete plasmate dal vento: l’ideale per comprendere questo territorio naturale è farsi accompagnare da una guida ufficiale del Parco, come ha fatto Andrea che ci ha raccontato delle specie rare che vivono nel parco come la coturnice, piccolo uccello abitante della media e alta montagna.
Per raggiungere Montalto si può partire da Gambarie, la prima stazione sciistica del Meridione a 1300 mt: l’escursione è piuttosto impegnativa (circa 6 ore e mezzo di cammino), ma è emozionante raggiungere la sommità, dove la statua del Redentore e un panorama mozzafiato che sfiora il mare, ti accolgono.
Escursione verso i luoghi candidati Unesco
Come ti ho raccontato prima, qui in Aspromonte la natura prende anche forme insolite e misteriose: una di queste è la Rocca del Drako, uno dei luoghi inseriti nella candidatura a Geoparco Unesco proprio per la sua particolarità. Stare sotto a questo monolite mette soggezione: sarà caduto, sarà stato plasmato dalla natura o ce l’avrà scagliato qualche dio? Ancora oggi il mistero non è chiarito. Il suo nome non deriva dall’animale dalla lingua di fuoco, ma drako significa occhio e rimanda alla storia di un ciclope che aveva qui la sua grotta in cui custodiva un prezioso tesoro. A ben guardare, ricorda anche la grande testa di E.T. adagiata sulla montagna: in effetti quelle forme circolari sembrano degli occhi che non fanno altro che mantenere viva la carica di mistero di questo luogo.
Poco più avanti le Caldaie del latte sono un’altra formazione rocciosa dalla forma inusuale, che lascia davvero stupiti: forme perfettamente levigate dal vento, a ricordare le caldaie che venivano usate per portare il latte. Naturalmente anche queste pietre continuano a conservare un alone di mistero che affascina.
Alzando lo sguardo da queste rocce tondeggianti, la Grande Frana Colella è un altro geosito di grande importanza, tanto più che si tratta di uno dei più estesi fenomeni franosi d’Europa. Fa impressione vedere questa enorme lingua biancastra di rocce e sassi squarciare la montagna e il suo contrasto con il verde brillante della foresta circostante ci ricorda della potenza della Natura, capace di stravolgere e creare nuovi scenari.
Trekking alle Cascate dell’Amendolea (o Maesano)
Se le fiumare sono le tormentate e le tormentose regine dell’Aspromonte, le cascate sono magnifiche ed eleganti principesse di scrosciante potenza. Un magnifico esempio di salto d’acqua tra le pareti rocciose dell’Aspromonte sono le Cascate Maesano (o dell’Amendolea): per raggiungerle, un facile sentiero immerso nella Zona A, la riserva integrale del Parco, piuttosto frequentato in tutte le stagioni proprio perchè questo sito naturalistico merita assolutamente una visita.
Le cascate dell’Amendolea sono davvero spettacolari: da un canyon formano 3 salti per 80 metri di sviluppo verticale, terminando in cristalline pozze color smeraldo.
Prima di arrivare, si attraversa un sentiero fiabesco abbracciato da crinali ricchi di faggete e pinete, alberi di mandorlo e qua e là compaiono orchidee sambucine (gialle e viola), orchidee papilionate, euforbie e ginestre a seconda della stagione. L’acqua accompagna i passi, mostrandosi a volte come placido torrente, altre come rigagnolo silenzioso: in effetti il percorso per arrivare alle cascata passa dalla confluenza del torrente Menta con la Fiumara Amendolea, tra i corsi d’acqua più importanti di questa zona della Calabria.
Un’ora di camminata in alcuni tratti più complessa, che termina nello spettacolo quasi improvviso della cascata, che sorprende alla fine del bosco, come un regalo meritato.
Diga del Menta: un riparo per gli uccelli
Il sentiero per raggiungere le Cascate Maesano inizia a valle della diga del Menta, un’opera che ha richiesto 30 anni di lavori per vedere la luce, ma che oggi finalmente alla città di Reggio di avere acqua tutto l’anno. Se ad un primo sguardo la diga appare solamente come un grande lago artificiale, in realtà la sua utilità non è solo quella di bacino idrico, ma rientra nei molteplici progetti di sviluppo sostenibile del Parco Aspromonte: presto, infatti, diventerà luogo di sosta e nidificazione di specie acquatiche, grazie ad un progetto di sistemazione delle aree spondali che, insieme ad altre azioni di valorizzazione naturalistica e turistica dell’invaso del Menta (creazione di piazzole di pesca e punti per fare birdwatching, realizzazione di micro habitat per lepidotteri e istituzione di un centro didattico ed educativo la “Casa dell’acqua”), permettono di fruire maggiormente dello straordinario patrimonio bio-naturalistico dell’Area Protetta.
I borghi del Parco dell’Aspromonte: tuffati nella storia
Non si può parlare di Aspromonte senza citare gli incredibili borghi silenziosi che si nascondono tra le rocce, alcuni rimasti immobili da decenni e dove la vita ha lasciato posto a ricordi sospesi, altri ancora incredibilmente vitali nonostante l’isolamento.
Tra questi Bova, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, che ci ha ospitati durante una notte di questo press tour. L’ospitalità qui a Bova è diffusa e si dorme nelle case degli abitanti, riadattate a deliziosi B&B e appartamentini nel cuore del paese. Così ti senti ancora più di casa, così puoi respirare a pieni polmoni il vento dolce dell’accoglienza calabrese, che nei piccoli centri si fa più caldo, più autentico.
Bova è tra i centri principali della tradizione grecanica insieme a Condofuri, Roccaforte del Greco, Roghudi e San Lorenzo: per la loro posizione arroccata sulle alture un tempo di difficile accesso, mantengono ancora viva la lingua greco-calabra, un particolare mix di greco antico e dialetto calabrese.
Pure i nomi delle strade e i cartelli del paese parlano questa lingua sconosciuta ai più, che testimonia l’eredità della Magna Grecia in questi territori. Una conferma arrivata dal glottologo tedesco Gerald Rohlfs, che per primo ha dimostrato che questa parlata conserva ancora termini del greco antico, conservati fino ad oggi.
Bova è stata per anni fulcro economico e culturale dell’area, che dopo alcuni anni a rischio spopolamento, oggi sta vivendo un nuovo risorgimento culturale e turistico: ai monumenti, le chiese e il castello che hanno ripreso nuova luce, si affiancano ristorantini, piccole botteghe e taverne nascosti tra le viuzze in pietra.
Poco più di 400 anime ancora vivono quassù, immersi in un’atmosfera che pare lontana decenni: eppure ho percepito la vita autentica, quella semplice fatta di tradizioni e famiglia, dove ancora i bimbi corrono liberi in mezzo alle strade e i vecchi raccontano storie nella piazza del paese.
Roghudi, il paese fantasma
A dieci chilometri da Bova, la vita invece non c’è più.
Nel borgo di Roghudi se n’è andata negli anni Settanta a causa di un alluvione improvviso, che ha costretto i quasi duemila abitanti ad arrendersi al volere della natura. Oggi Roghudi è un paese fantasma, dove la vita che si ripeteva costante e perfetta nella sua semplicità, sembra ancora attaccata agli usci delle case, alle finestre aperte sulla valle.
Aggrappata ad uno sperone roccioso a dominare l’imponente fiumara Amendolea, questo borgo fantasma conserva quella bellezza struggente delle epoche lente e lontane dal frastuono, quando l’esistenza era un patto stretto con la natura, a sancire gioie e dolori, in un fluire costante e pacifico
Oggi l’unico edificio ad essere stato restaurato è la chiesetta di San Nicola, che anche simbolicamente ancora offre riparo ai viandanti e agli escursionisti che scelgono di inerpicarsi fin quassù.
Parco Aspromonte: emozioni da raccontare
Di un territorio non dici mai abbastanza. O forse rischi di dire anche troppo, perchè poi sono le emozioni di ognuno a colorare l’esperienza.
Personalmente, quest’esperienza calabrese nel Parco dell’Aspromonte mi ha suscitato emozioni contrastanti, a volte di smarrimento di fronte alla trascuratezza, spesse volte di meraviglia di fronte all’incanto della natura, sempre di gratitudine, di fronte all’indubitabile calore ospitale di questa gente del Sud.