C’è un tempo in cui la fatica ha un senso più profondo, in cui per qualche attimo ti senti parte della storia, quella vissuta dai soldati durante la Grande Guerra: è quello che ho vissuto oggi sul Pasubio, lungo il sentiero delle 52 gallerie.
Le 52 gallerie: dove sono
La Strada delle 52 Gallerie abbraccia il massiccio del Pasubio, nelle Prealpi venete e sale da Bocchetta Campiglia (1216 mt) fino a Porte del Pasubio ad un’altitudine di 1928 mt: l’inizio del sentiero è annunciato da un’enorme pannello che già fa intendere la solennità del luogo. 6300 metri di lunghezza, 2300 dei quali distribuiti in 52 gallerie lungo i quali morirono quasi 4500 soldati durante la Prima Guerra Mondiale: ad ogni passo viene da trattenere il respiro, tanta è la carica emotiva ripensando a cosa è successo tra queste montagne.
La Strada della prima armata, un’impresa di giganti
La Strada delle 52 Gallerie, anche detta della prima armata, fu definita un’impresa di giganti: una ‘meraviglia’ dell’ingegneria militare, costruita nel 1917 per consentire approvvigionamenti e generi di prima necessità alle truppe, restando fuori dal tiro dell’artiglieria austriaca. Ma è il modo in cui è stata costruita che lascia impressionati: questa mulattiera militare è stata realizzata in meno di un anno tagliando ampi valloni, arditi vaj e verticali pareti di roccia a colpi di dinamite. Considerando i mezzi che avevano quasi 100 anni fa, non resta che portare un rispetto reverenziale per quest’opera di magnifica perfezione.
Per percorrerla, bisogna armarsi di una torcia: molte delle 52 gallerie sono completamente buie o poco illuminate e mettere un piede fuori posto può essere rischioso, specie per il fondale costantemente bagnato. Per questo motivo, ma soprattutto per la mancanza di parapetti e per alcuni tratti davvero stretti, è considerata una delle strade più pericolose del mondo, secondo la classifica stilata da Driving experiences e basata sul rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2014 sulla sicurezza stradale. Ho visto famiglie con bambini e cani al seguito percorrerla, ma avendola provata posso assicurare che il percorso è davvero tosto e faticoso, specie sotto il solleone d’Agosto (per completare il percorso che è ad anello, ci si impiega oltre 5 ore).
Tutte le gallerie sono numerate e portano il nome di una città o un tenente, generale o capitano a cui sono dedicate: la più particolare è la 19esima, con la sua forma elicoidale è la più lunga e forse la più emozionante; dentro è buio pesto, fa davvero freddo, gocce ghiacciate cadono dal soffitto a tratti molto basso…forse, per qualche attimo, il corpo può sentire quello che hanno vissuto i nostri soldati, costretti a scendere a patti con l’orrore della guerra. Uomini costretti a diventare nemici e ad uccidersi fra di loro per stabilire confini invisibili, artificiali, tra un pezzo di terra ed un altro chiamato nazione.
Oggi c’è il sole, che pulisce il cielo e fa risplendere questo paesaggio, a tratti lunare: e l’uomo contemporaneo dimentica le atrocità che sono successe quassù come un lampo, lo stesso che abbaglia gli occhi quando ci si guarda attorno.
In cima
Raggiunta la cima, sulle gambe e nel cuore tutta la fatica di un sentiero impegnativo, che non permette distrazioni e richiede presenza, silenzio, rispetto. Siamo a 1928 metri di altitudine, l’aria più rarefatta, il cielo più mutevole e la luce più abbagliante. Quassù è doveroso abbracciare con lo sguardo tutto il percorso fatto, per rendersi conto ancora una volta del coraggio di questi uomini costretti a realizzare un’opera difensiva in un territorio così ostile, con il pericolo costante di cadere nelle gole che caratterizzano il versante di questa montagna.
Volendo, si può proseguire la salita verso la Cima Palon, la cima più alta del massiccio del Pasubio a 2232 metri, da dove si può godere di un panorama mozzafiato che arriva a toccare tutte le Alpi Orientali, dalle Dolomiti di Brenta fino alle Pale di San Martino.
Io ero troppo stanca (e accaldata!) per proseguire, così ho preferito rilassarmi un po’ sul grande prato attorno al rifugio, prima di ripartire per la discesa.
Cosa ho imparato
Ho imparato che il nostro corpo di oggi è assuefatto dal benessere, che il senso del freddo, del caldo e del dolore hanno dilatato i loro contorni, per diventare concetti più superficiali, meno definiti. Come potevano gli uomini di allora resistere a quelle condizioni, a quella precarietà di mezzi, a quella natura così severa?
Il sentiero: i dettagli
La strada si percorre in circa 3 ore ad un buon passo ed è, naturalmente, costantemente in salita. Sono infatti quasi 800 i metri di dislivello dal punto di partenza e la difficoltà è data anche dal fondale, sassoso e scivoloso all’interno della gallerie. Sono circa 6 km che portano al Rifugio Achille Papa: qui ci si ferma per una doverosa pausa ristoratrice, ma ricordatevi che per rientrare al punto di partenza ci vogliono altre 2 ore di cammino lungo una strada bianca che scende dal lato opposto, detta Strada degli Scarrubi.
Per approfondire
Per maggiori informazioni sul sentiero delle 52 gallerie: www.pasubiopiccoledolomiti.it e Wikipedia.
Nel 2017 tra l’altro la Strada compirà 100 anni: per l’occasione il CAI di Schio si è fatto promotore di una grande mostra che sarà inaugurata a marzo e ne ripercorrerà tutta la storia.