Eccolo qua, un pensiero lento che arriva in questo assolato venerdì d’autunno, dopo aver letto questi bellissimi post di Manuela di Pensieri in Viaggio, sulla ricerca della felicità e sui modelli che spesso seguiamo. Mi sono chiesta anch’io, da sola e a voce alta: ma in fondo, che cos’è veramente la felicità? Per me, la felicità è consapevolezza.
Ci sono arrivata dopo tanto tempo, tante lacrime e tanti scontri: con me, con i genitori, con i colleghi, con il mio compagno. In realtà era con me stessa che mi stavo scontrando, con quella parte che non volevo accettare, che mi vergognavo di mostrare, che mi faceva quasi rabbia.
Fino a qualche anno fa ero solo un insieme di pre-giudizi e convinzioni che mi ricoprivano lo sguardo, certa che le persone di successo fossero solo quelle che avevano una carriera, una posizione, un ruolo sociale importante. Dovevo per forza essere come loro, ma scherziamo? Anch’io volevo scrivere quella riga sul curriculum, anch’io volevo guadagnare tanto per potermi comprare quel paio di jeans.
Sì, ma a quale prezzo?
Mi sentivo come un criceto sulla ruota, come un robot programmato, come un corpo senza anima. Mi sono messa su una metropolitana, in fila al semaforo, su un aereo per cercar fortuna.
Ma a quale prezzo? Il prezzo di una vita senza spazio per se stessi, senza tempo per pensare e senza possibilità di espressione è troppo alto. In una sola parola: non è sostenibile. Non è sostenibile per me che cerco sempre mille esperienze, che mi nutro di stimoli e ho bisogno di essere protagonista della mia vita. Sì, ma come si fa ad essere protagonisti della propria vita? Come dice Manuela:
“Fare le proprie scelte consapevolmente, assumersi le proprie responsabilità. Svegliarsi col sorriso sulle labbra, avvertire una morsa allo stomaco per tutte le novità che il meccanismo della consapevolezza riesce ad innescare”
Credo che per diventare gli attori della propria vita bisogna prima accettarsi per ciò che si è. Il che equivale a conoscersi, per davvero. Non è detto che il nostro ideale di felicità sia lo stesso del nostro compagno di università e non è nemmeno detto che non valga la pena stracciare ‘il pezzo di carta’ per fare il fornaio.
Il tempo in cui il mio corpo gridava
Puoi andare avanti, stringere i denti e lasciarti convincere che sei tu quella sbagliata, ma poi arriva un tempo in cui tu non controlli più niente, ma è il tuo corpo a parlarti: ti sta gridando che non sei felice, che non puoi più accettare quei compromessi ed è ora di fermarsi.
A me è successo esattamente questo: bum, scoppiata. Tanti piccoli pezzettini, tutti da riattaccare con pazienza nel collage del mio IO che era andato in frantumi. Mi sono presa tutto il tempo, per guardare ogni pezzetto di me con calma e conspevolezza, per accettarlo per quello che era, così lontano dalle imposizioni della società, dai ruoli e dai doveri. Ma così vicino ai valori più profondi, più umani e più veri dell’essere umano: semplicità, amore, libertà.
Poi è arrivata la scrittura
Mi sono ripresa il tempo, mi sono ripresa me stessa e avevo voglia di raccontarlo, un po’ come terapia. Così ho iniziato a scrivere: ho abbandonato la carta e la penna per provare a parlare al mondo e ho aperto il mio primo blog. È stato un primo tentativo, che ha gettato le basi per questo nuovo progetto che invece sta diventando, giorno dopo giorno, la mia linfa vitale. Mi sento piena di energia, carica di idee e dentro un vortice di eventi positivi che mi danno fiducia in me stessa e speranza nel futuro.
È proprio vero che se incanali l‘energia nella giusta direzione, questa ti viene restituita dall’universo!
4 Commenti