Prendi un casco (meglio due!), infila il costume e le infradito, la borsa mare e sali sullo scooter: non c’è modo migliore per scoprire il Circeo, un territorio genuino e autentico, dove la montagna abbraccia il mare: vi racconto i miei quattro giorni tra una natura rigogliosa, borghi incastonati e sapori che non si possono dimenticare.
Arrivata qui come una pagina bianca, sapevo a malapena dove si trovava nella cartina dell’Italia il Promontorio del Circeo (!). Mi sono fatta guidare da un local, insomma uno che qui ci è nato e cresciuto e conosce gli scorci più belli, gli angoli più panoramici, i posti che non ti puoi assolutamente perdere di questo tratto di costa tirrenica.
Era la prima volta che partivo non organizzata verso una nuova destinazione, ma devo dire che la cosa mi è piaciuta molto. Mi sono lasciata stupire, senza alcuno schema, tabella di marcia o programma da rispettare. Come il mare che pennella di blu ogni angolo di questo territorio, mi sono lasciata trasportare nel flusso di questo viaggio, in un crescendo di stupore e meraviglia.
Incanto che inizia già solo pensando alla leggenda che avvolge il Circeo, secondo la quale qui visse la Maga Circe, che si dilettava ad accogliere i forestieri che venivano dal mare fra le stanze della sua dimora, per poi puntualmente trasformarli in porci, stessa sorte che toccò ai compagni di viaggio di Ulisse. A guardarlo da lontano, il monte Circeo assomiglia davvero ad un volto umano…ma che sia davvero della perfida maga?
« … Ecco, ed all’isola Eèa giungemmo, ove Circe abitava, Circe dai riccioli belli, la diva possente canora, ch’era sorella d’Eèta, signore di mente feroce.»
(Odissea, Canto X, vv. 135-137)
#day 1: Sabaudia, le sue dune e S. Felice Circeo
Il mio tour nel Circeo ha come punto di partenza Sabaudia, piccola cittadina nel cuore dell’agro pontino, abbracciata dal Parco Nazionale del Circeo, l’unico parco nazionale italiano ed europeo che si estende completamente in pianura (ma ne parlo più avanti). Una città che si affaccia sul mare, attorniata da un parco e sovrastata dal monte: cosa volere di più? 🙂 A dire il vero a Sabaudia manca un po’ il cuore: l’architettura di origine fascista con le sue forme squadrate e razionali, personalmente mi trasmette freddezza e distacco. Sensazioni però completamente compensate dal calore della gente del posto, che mi è sembrata genuina e cordiale. 🙂 Eppure la città è uno degli esempi più famosi e meglio conservati di urbanistica razionale, sobria e lineare, dove si percepisce subito come sia stata costruita tutta insieme: basta guardare alle sue strade e alle piazze, che si dipartono dal fulcro centrale rappresentato dalla Torre Littoria.
Ma basta fare pochi metri e il freddo raziocinio fascista lascia il posto allo spettacolo più seducente, quello della natura. Sì perchè attraversato il ponte sul Lago di Paola ti ritrovi immerso nei colori e nei profumi della duna costiera, un delicato ambiente naturale tutelato anche dall’Unione Europea. Ricoperta dall’inebriante macchia mediterranea, corre per 25 km con la sua forma a mezzaluna fino a Capo Portiere , a nord di Sabaudia. Per scendere in mare si usano solo le passerelle di legno: ogni gradino è un punto privilegiato per godere della gradazione di verdi e blu di questo tratto di costa, Bandiera Blu 2016.
Questo è il mare che piace a me: pochi stabilimenti balneari che soffocano la spiaggia e interrompono lo sguardo con le file di ombrelloni, ma tanta spiaggia libera, dove puoi godere del gioco di forze continuo tra la sabbia e il mare, che scende e sale, instancabile. Sono arrivata nella spiaggia di Sabaudia quasi al tramonto, il momento più magico, in cui i suoni diventano ovattati, l’aria frizzante ti stuzzica il viso e la tavolozza di colori è così emozionante da non starci tutta negli occhi. Dopo una visione così, non ho potuto fare a meno di amare questo posto.
Riallacciato il casco, dopo cena sono andata a San Felice Circeo. Qui sì che si respira storia: si parla addirittura di VI-IV sec. a.C, come testimoniato dall’acropoli e dalle mura ciclopiche dell’antica Circeii, nome con cui i fondatori Greci chiamavano questa città. Piccolo e caratteristico il centro storico, fatto di viuzze che si snodano a partire dalla piazzetta principale, puntellata di locali, ristoranti e negozi. Mi è piaciuto molto, ma come sempre quello che mi emoziona di più è la vista del mare e da San Felice si aprono punti panoramici spettacolari che abbracciano tutto il golfo.
#day 2: il Parco del Circeo e Terracina alta
Non ti puoi svegliare a Sabaudia e non andare al mare: anche se il tempo non è dei migliori, c’è sempre un buon motivo per godere di qualche ora in spiaggia. Io mi sono fatta una bella passeggiata fino a Torre Paola, una torre costiera risalente al ‘500 che faceva parte di un sistema difensivo di sei torri che comunicavano tra loro; questa è l’unica rimasta ancora intatta.
Approfittando della giornata poco soleggiata (e quindi meno calda!), al pomeriggio mi sono armata di bicicletta per andare a scoprire il Parco Nazionale del Circeo. Tutto il parco si estende per ottomilacinquecento ettari in cui si trovano ben cinque ambienti naturali diversi: davvero una incredibile ricchezza di paesaggi e di biodiversità, per quella che è la prima riserva della biosfera dell’UNESCO. L’area del parco comprende infatti la fitta foresta di pianura e il promontorio, le dune sabbiose della costa, le zone umide, fino alla selvaggia Zannone, la più settentrionale delle Isole Pontine. Paesaggi che cambiano anche all’interno della foresta stessa, dove la vegetazione varia man mano che ci si avvicina al Lago di Paola.
La foresta (anche detta selva di Circe) si può visitare sia a piedi che in bicicletta: l’importante è andare piano, per rendersi davvero conto di come attorno si passi dalle querce da sughero con i loro meravigliosi tronchi contorti, ai lecci, fino ai pini marittimi o agli eucalipti (sì, quelli di cui i koala sono ghiotti!): la foresta del Circeo è davvero un punto d’incontro unico di specie vegetali appartenenti a realtà climatiche diverse.
Mi è piaciuta molto questa escursione in bicicletta nella foresta del Parco del Circeo: come ogni volta che sto a contatto con l‘energia degli alberi, sono uscita rigenerata, rasserenata. 🙂
Pronta per la serata! Meta: Terracina Alta, un piccolo gioiello di storia incastonato sul pendio del Monte Sant’Angelo. La parte moderna si estende ai piedi del colle fino al mare e ha la classiche sembianze di una località vacanziera balneare: file e file di negozi, locali e ristoranti, luci e traffico, completamente diversa dalla parte vecchia, fatta invece di viuzze che salgono a partire dalla piazza principale, l’antico Foro Emiliano.
Pare di stare dentro ai libri su Roma che studiavo all’università: resti dell’Appia antica sotto i piedi, alle spalle il teatro romano, il Capitolium e pezzi delle antiche e possenti mura che erano il confine della città.
E poi le innumerevoli chiese: mi è piaciuta molto la chiesa dell’Orazione e Morte, meglio conosciuta come la Chiesa del Purgatorio. Dall’alto di una bellissima scalinata lancia il suo monito universale sulla caducità della vita umana: Hodie mihi, Cras tibi.
Ma c’è un’altra meraviglia che si erge sulla città dal I scolo a.C.: è il Tempio di Giove Anxur, tempio romano che fa parte di un complesso monumentale che costituiva l’acropoli della città, a 227 metri di altezza. Da quassù, mi sono goduta lo spettacolo del golfo dall’alto, a chiudere una serata già così magica.
Dopo una giornata così, posso andare a letto contenta? 🙂
#day 3 : il mare di Sabaudia e l’abbazia di Fossanova
Mattinata al mare di Sabaudia, oggi il sole risplende: tempo perfetto per una bella nuotata e l’immancabile passeggiata lungo la spiaggia di sabbia dorata, racchiusa tra le dune e l’azzurro del mare. Lungo il litorale si affacciano mastodontiche ville, edificate a partire dal dopoguerra con il coordinamento dell’architetto Michele Busiri Vici, discendente di una illustre e antica famiglia: a me sono sembrate un vero pugno nell’occhio, un affronto ad una natura così magnificamente bella e caratteristica.
Pomeriggio culturale, direzione Abbazia di Fossanova a Priverno: dichiarata monumento nazionale nel 1874, il complesso religioso costituisce il più antico esempio d’arte gotico-cistercense in Italia. Nato alla fine del XII secolo dalla trasformazione di un preesistente monastero benedettino, questo centro di culto è costituito dalla chiesa, il chiostro e il monastero, oltre ai fabbricati di servizio: all’interno si conserva ancora la stanza che ospitò San Tommaso d’Aquino all’epoca della sua morte.
Lussurioso il giardino del chiostro centrale, un vero tripudio di fiori e piante, che immagino splendente di colori in primavera.
Tutto attorno al nucleo centrale dell’abbazia, si sviluppa il borgo di Fossanova, formato da appartamenti, botteghe, un elegante hotel di lusso e un museo dentro l’antico granaio.
Come in tutti i luoghi sacri e carichi di storia, anche qui il tempo sembra essersi fermato: Fossanova è un’oasi di pace, dove sembra di stare lontanissimi dalla società moderna, sempre di corsa. Questo luogo mi piace, c’è un’energia rilassata, senza tempo: Fossanova sembra non conoscere affanni e con i suoi ritmi lenti continua a proteggere una storia lunga quasi mille anni.
Mangiare a Fossanova
Non sono solita consigliare ristoranti, ma stavolta farò un’eccezione perchè davvero lo merita: se andate a visitare il contesto religioso di Fossanova, fermatevi a cena al Forno del Procoio, delizioso (e romantico!) locale proprio sulla piazza dell’Abbazia. Non aggiungo nessun commento, se non che si mangia divinamente…il resto lo dice questa foto!
#day 4 : il mare selvaggio della Grotta delle Capre
Oggi mare mare mare: ma quello verde smeraldo, selvaggio e poco frequentato della Grotta delle Capre a San Felice Circeo, un intimo angolo di paradiso sul versante meridionale del Promontorio, raggiungibile dopo una bella scarpinata. Ma la fatica è subito ripagata dalla vista che si apre davanti…una tavolozza di azzurri e verdi che ti fa venire voglia di tuffartici subito dentro. E così ho fatto! 😉 Qui è perfetto per fare snorkeling, quindi non dimenticate pinne e maschera: io mi sono imbattuta in un banco di sardine…un’esperienza che non dimenticherò!
Cosa ho imparato
Nella mia vacanza nel Circeo ho imparato tre cose:
- che a volte si hanno tra le mani dei tesori, ma non si sa bene che farne; il Promontorio del Circeo è un territorio con infinite possibilità, ma il suo futuro va ripensato in maniera sostenibile, comunicando nuovi modi per scoprirlo che rispettino la natura, ma anche le fragili tracce storiche di cui sono pieni questi borghi
- che c’è ancora un’Italia davvero umana, verace, genuina, dove ci si conosce un po’ tutti e ci si saluta, dove ci si ferma volentieri a chiacchierare, dove si può vivere davvero ad un ritmo più lento
- che un tramonto sul mare ti può far sentire piccolo piccolo, ma parte del meraviglioso spettacolo che è la vita
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