Sapevo già che la Rotonda di Rovigo era bella, particolare, un tempio che non ha nulla da invidiare a quelli delle più famose città d’arte italiane, ma questa volta l’ho guardata con occhi nuovi, lasciandomi suggestionare da storie di credenze popolari, Santa Inquisizione, caccia alle streghe e cattivi presagi.
Basta una bravissima guida (complimenti a Sara, brava!), una luce fioca che avvolge l’ambiente e un racconto dal sapore un po’ noir per catapultarti in un’altra dimensione, in un’altra epoca.
Siamo alla fine del 500 e quello che succede a Rovigo è il riflesso di quello che succede a Venezia, sotto il cui dominio ricade anche la città delle rose.
E a Venezia, a quel tempo, tutto sembrava presagire tempi di sciagura e morte. La peste imperversava tra le calli, decimando completamente la città e lasciando dietro di sè solo morte e disperazione. Soltanto Rovigo si salvava, era stata miracolata: nessun morto di pestilenza, nemmeno uno. Un miracolo della Madonna? Così credeva la popolazione che per ringraziarla fece erigere questo tempio, detto appunto La Rotonda, a partire dal 1594. Per l’occasione fu chiamato l’architetto Francesco Zamberlan, molto amico del Palladio, che a lui chiaramente si ispirò. Ma solo per l’esterno, perchè l’interno ha un aspetto davvero particolare: niente colonne a dividere gli spazi, ma un unico grande ambiente aperto che si sviluppa attorno all’altare ed è completamente coperto da dipinti (o meglio teleri). Enormi, magnifici e suggestivi, ma non sarei mai stata in grado di scovare, lassù, tra gli altri, il tratto di un movimento pittorico che si stava facendo strada a metà del Seicento: quello dei Tenebrosi.
Il cielo sparisce, solo qualche nuvola nera si perde nello sfondo; l’atmosfera diventa buia, minacciosa, inquietante. Cos’era successo? Che fine avevano fatto i cieli limpidi e le nuvole soffici, le Madonne dal viso angelico e i Cristi con le aureole? Al loro posto corpi contorti, provocatoriamente girati di spalle verso lo spettatore; Madonne dai piedi nudi e gonfi e Cristi senza alcun aspetto di santità.
L’intensa drammaticità dei corpi, dei visi e delle posizioni nello spazio è ispirata dal Caravaggio, ma con i Tenebrosi raggiunge la sua massima espressione. Si sa, l’arte non fa altro che interpretare lo spirito del tempo e questo era il tempo in cui la Santa Inquisizione imperversava, condizionando le vite di tutti. Terrore, sospetto, radicate credenze popolari, creavano un clima di paura e di violenza verso il diverso, il nemico, lo straniero. Le torture erano all’ordine del giorno ed erano il metodo più usato per ricercare gli eretici: bastava il solo sospetto per diventarlo!
Una ‘bella’ carrellata di sistemi di tortura usati al tempo dalla Santa Inquisizione, mi ha fatto chiudere lo stomaco (!), ma di sicuro ha reso l’idea su quale fosse il clima di quel periodo. E gli artisti non hanno fatto altro che interpretare il sentimento del tempo, trasferendo sulla tela le paure più profonde dell’uomo.
Ecco, il turismo sostenibile come lo intendo io è questo: lasciarsi sorprendere ogni giorno prima di tutto da ciò che ci circonda, dalle cose vicine, perchè le storie che hanno da raccontarci sono tantissime e affascinanti.