Esiste un’immagine di Toscana che tutti hanno esattamente negli occhi: quella di dolci e verdi colline che sfumano nell’azzurro limpidissimo del cielo, punteggiate di leggiadri cipressi. Questa è la Val d’Orcia.
Pochi paesaggi sono più noti di queste terre verdi del senese, traversate dalla via Cassia, sorvegliate da borghi e poderose rocche medievali come la Val d’Orcia, a sud della Toscana.
Ci ho trascorso il weekend di Pasqua, sfidando un tempo inclemente.
Il primo borgo che mi accoglie è Montalcino, patria del celebre Brunello. Su tutto domina la Fortezza, poderoso esempio di architettura militare del 1300: così massiccia e solida da farti sentire ancora tutto il suo potere, quasi fosse ancora abitata dalla nobilità del tempo. Dentro si nasconde un patrimonio di inestimabile valore, lungo le pareti de l‘Enoteca La Fortezza. Bottiglie di Brunello sotto chiave da quasi tremila euro, passando per meravigliosi rossi locali e bianchi d’annata. Un vero paradiso per gli intenditori.
Montalcino ti abbraccia tra le sue viuzze, puntellate di negozietti, botteghe di giovani artigiani e ristorantini rustici, dove trovare tutto il sapore di questa parte di Toscana fatta di ottimo pecorino e vino rosso dal profumo di vaniglia e liquerizia, grazie all’affinamento in botti di rovere.
Spostandosi verso est, solo dopo pochissimi chilometri, si raggiunge S. Quirico d’Orcia. Completamente chiuso da una cinta muraria, in questo borgo antichissimo di probabile origine etrusca ho respirato un’aria di spiritualità, sentendo per un attimo tutto il senso e il valore dello storico cammino dei pellegrini cristiani lungo la Via Francigena, che attraversa completamente la Val d’Orcia. La presenza dell’Ospedale della Scala in cui veniva offerta ospitalità ai pellegrini, è una testimonianza della forte connessione di questi luoghi con il percorso crsitiano verso Roma.
Mi ha accarezzato l’idea di mettermi in cammino, da sola. Per ritrovarmi.
Radicofani è stata la mia ultima tappa della giornata, una breve passeggiata prima della cena: un’atmosfera sospesa di un agglomerato di viuzze e casette arroccate, solo un’osteria ad animare la piazza. Tutto attorno, la meraviglia del paesaggio della Val d’Orcia puntellato di ulivi, a contorno di questo borgo che un tempo controllava il confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio.
Il secondo giorno, sono andata a ‘misurare con lo sguardo’ le perfette proporzioni della piazza Pio II a Pienza: una delle più limpide realizzazioni degli ideali urbanistici del Rinascimento, tanto studiata nei miei anni universitari. L’impatto che si ha non è di gran respiro prospettico, anche se con la sua forma trapezoidale la cattedrale assume l’imponenza che in realtà non ha. Ninete foto purtroppo, i palazzi a lato erano tutti impacchettati causa restauro. Non avrebbe reso l’idea. La città è un labirinto di viette dai nomi evocativi, in cui buttare lo sguardo per ritrovare un dipinto di colori. Rose, margherite, gelsomini, peonie e ortensie punteggiano gli ingressi delle case trasformando ogni angolo in un piccolo eden.
A Castiglione d’Orcia sono entrata in punta di piedi. Il cuore storico è fatto da pochissime case che si stringono fra loro, in cui si sente solo il fruscìo dei passi di chi ancora deve rincasare. Mi è sembrato quasi di essere invadente, di entrare nell’intima famigliarità di questa piccola comunità di 2.000 anime.
La Val d’Orcia è un assoluto gioiello di ‘toscanità’, ci troverai tutto quello che ti aspetti da questa terra: colline a perdita d’occhio, borghi, borghi e ancora borghi dalle loro emozionanti viuzze, perfette per un dipinto ad acquerello. E poi vino, ottimo vino e cibo, ottimo cibo.
Da innamorarsi.
Informazioni utili
L’enoteca Bacchus nel centro storico di Montalcino, vi conquisterà per la sua intima atmosfera da osteria tipica toscana: pochi tavoli, pareti tappezzate di pregiate bottiglie di vino, musica jazz in sottofondo, per accompagnare i piatti della tradizione locale. Tagliere di pregiati pecorini, pici all’aglione, crostoni al lardo e miele sono solo alcune delle squisite prelibatezze, accompagnate da un ottimo rosso di Montalcino o dal famoso Brunello.
Per una cena in un ambiente più raffinato, ma comunque alla portata, consiglio la Trattoria Le Ginestre, appena fuori Radicofani. Personalmente non ho assaggiato il cinghiale (!) ma chi era con me ha confermato fosse formidabile; io non mi sono persa i pici con radicchio e fontina, i carciofi trifolati e la cicoria in padella. Ricordate che sono vegetariana! 🙂
Per dormire, consiglio di soggiornare tra Pienza e San Quirico d’Orcia, considerando che i borghi più caratteristici, le abbazie e le altre emergenze storico-artistiche sono più facilmente raggiungibili partendo da una delle due cittadine.
Solo Radicofani rimane più a sud, ma si raggiunge comunque in una mezz’oretta d’auto. Cercate uno dei carinissimi B&B o affittacamere nascosti tra le viuzze del centro: questi piccoli borghi sono sempre molto tranquilli e sarà un piacere perdersi nelle stradine illuminate dalla luna prima di andare a dormire.