Turismo sostenibile Venezia vuol dire camminare lentamente attraverso le calli nascoste, i percorsi meno battuti, le atmosfere ancora intatte di questa città senza tempo. Qualche settimana fa, insieme alle guide di Slow Venice, ho scoperto che Venezia è un racconto a cielo aperto che si dipana tra i nizioleti, quei riquadri bianchi che danno il nome al labirinto di vie di cui è fatta Venezia.
Nizioleti (pronunciati “nisioleti”), ovvero piccole lenzuola: quante volte ci siamo appigliati a loro per raccapezzarci nell’intricata mappa di Venezia? Magari i loro nomi ci hanno fatto sorridere o stupire (pensiamo al Rio Terà de le Carampane, al Rio Terà dei Assasini, alla Fondamenta Tetta), ma ci siamo mai soffermati a pensare a cosa si riferissero? In qualche centimetro bianco dipinto su un muro storie di commerci, di attività, di tradizioni e di persone, che hanno caratterizzato in maniera indissolubile la città, tanto da restare nell’eternità del tempo.
Per sentire quanto queste storie aleggino ancora tra le calli, bisogna però rallentare, muoversi a passo lento, prendersi il tempo di sostare e immaginare. Immaginare zattere cariche di legname, granaglie e lana provenienti dalle campagne e dai boschi di pianura e di montagna navigare lungo il corso dei fiumi per approdare a Venezia. Camminando lentamente pensare alle merci colorate che arrivavano nelle botteghe degli artigiani e nei mercati, indispensabili alla vita di una città che diventava sempre più popolosa. Perdersi nel racconto delle arti e degli antichi mestieri narrato nell’originale toponomastica cittadina rappresentata dai nizioleti: il tour operator Slow Venice si impegna a farci riscoprire questo vocabolario sconosciuto che permette di amare ancora di più la città lagunare, grazie ad un bellissimo itinerario di turismo lento che parte da Piazzale Roma. Fortunatamente Luana, la bravissima guida che ci ha accompagnato nel tour, ci porta presto via da questa zona di Venezia caotica, grigia e piena di smog, per condurci dove Venezia è ancora un sussurro di voci, dove la gente cammina a passo svelto ma leggero, dove i turisti sono quasi una specie rara.
È qui che Venezia si svela, che timidamente si lascia conoscere per com’è veramente. Ci addentriamo nel Sestriere di Dorsoduro e davvero stento a riconoscere questo volto di Venezia, che si fa semplice, a tratti anonimo, così lontano dallo sfarzo dei luoghi più famosi come Piazza San Marco o Rialto.
Turismo sostenibile a Venezia con Slow Venice
La Venezia che Luana ci sta pian piano facendo scoprire richiede il giusto tempo e la voglia di lasciare libera l’immaginazione a quando lo scaleter, il pasticcere; il tentor, colui che tingeva i tessuti o l’umile marangon, il falegname, praticavano i loro lavori nelle botteghe umide della città, ma grazie al loro impegno e bravura riuscirono a far risplendere la grandezza della città in tutto il mondo. Mestieri che si sono persi nella memoria del tempo, manualità quasi dimenticate, ma che lasciano ancora traccia della loro sapienza in alcuni angoli della città come nello squero di San Trovaso, uno dei pochissimi ancora in funzione. Si tratta del tipico cantiere veneziano dove si creano, costruiscono e riparano le imbarcazioni come gondole, sandoli, sciopòni e altre barche tipiche della tradizione lagunare veneziana. A guardarlo bene non pare nemmeno di essere a Venezia: l’aspetto è quello di una casa di montagna, costruita completamente in legno. La ragione è presto spiegata: i carpentieri e il legname da costruzione provenivano direttamente dal Cadore.
Passeggiando con questa nuova consapevolezza non è più possibile sfuggire al particolare, alla parola che ora richiama: e così ci si accorge che esiste davvero un’altra Venezia, risultato di tutte le vicende storiche e i personaggi che l’hanno attraversata, lasciando segni del loro passaggio che solo il visitatore attento può cogliere.
Non è una semplice passeggiata questo tour guidato tra i nizioleti di Venezia, ma un vero e proprio invito al cambiare la propria disposizione d’animo, al ritrovare il senso stesso del camminare. Tutto si trasforma in racconto se solo siamo in grado di aprirci veramente e farci attraversare da quello che ci circonda.
E così, seguendo il filo di un racconto scritto sui muri, ci ritroviamo alle spalle del Ponte di Rialto, davanti alla Chiesa di San Giacomo e al suo bellissimo orologio sulla facciata: qui ci salutiamo, consapevoli che questo è ormai il solo modo per conoscere Venezia e il tesoro di sapienza che ha lasciato alla storia. Solo facendo poco rumore, alzando lo sguardo sui dettagli che paiono minori, prendendo le vie meno battute, si può può sperare di preservarne l’autenticità. Grazie anche a chi si impegna da anni per un turismo sostenibile e lento a Venezia, come Slow Venice, aiutandoci a rendere un po’ più responsabile il nostro impatto su una città che continua a sopravvivere su un delicato equilibrio tra modernità e tradizione.