In viaggio da sola nel Sud Est Asiatico: ovvero prendi tutto quello che avevi pensato prima di partire e buttalo nella spazzatura.
Di questo primo mese in viaggio posso dire che quasi niente di ciò che immaginavo si è realizzato. No, non sto dicendo che tutto è andato a rotoli e sono finita in mezzo a mille imprevisti. Niente di tutto questo.
Semplicemente ho scoperto di voler dare al mio viaggio una forma DIVERSA. Una forma che seguisse il mio sentire di oggi, non quello dello scorso settembre quando ho comprato il biglietto per Bangkok. Pensavo che avrei voluto visitare il più possibile, non fermarmi un minuto, prendere parte alle escursioni nei luoghi più impervi o tra i villaggi più sperduti. Questa la mia idea della perfetta “backpacker” in viaggio: se fai così sei una vera viaggiatrice, altrimenti che viaggiatrice sei?
Il bello di un viaggio di sola andata: il tempo
E invece ho dovuto arrendermi all’evidenza: quello di cui ho bisogno in questo viaggio è soprattutto TEMPO.
Tempo per stare con me fino allo sfinimento, per sbattere contro tutti gli angoli più reconditi di me stessa, per godermi il lusso di conoscermi fuori dal quotidiano. E più sto insieme a me e meno ho voglia di raccontare quello che sto vivendo agli altri (leggi: anche qui sul blog). È come se si fosse creata una sorta di intimità che non è ancora fatta di parole da scrivere, ma di colori, suoni, odori, impossibili da mettere in fila in un racconto sensato da condividere con gli altri.
E va bene così.
Ma anche tempo per accorgermi veramente di ciò che mi circonda, per guardare con altri occhi, per percepire il battito di questa terra e della sue gente. Solo vivendo lo scorrere delle giornate senza la fretta di “vedere tutto” riesco a scoprire storie, dettagli, attimi del quotidiano. Che poi sono quello che rende speciale un viaggio, che lo fanno diventare solo tuo.
E allora ho scelto di scalare la marcia: meno è meglio. In questo primo mese in viaggio da sola mi sono concessa di ‘perdere tempo’ su un’amaca, in lunghe ore di autobus quando magari avrei potuto ottimzzare gli spostamenti, su una panchina alla stazione o in una città che aveva poco da offrire.
INDUGIARE.
In viaggio da sola: esercitare limiti e paure
E quindi, poco dopo essere arrivata, ho dvuto fare a botte con loro: le aspettative. Non voglio nemmeno pensare chicosacome me le ha messe in testa, ma fatto sta che pensavo di incarnare la perfetta viaggiatrice zaino-in-spalla e invece lo zaino in spalla pesa e io mi stanco e non ho voglia di camminare sotto il sole, figuriamoci a cambiare ogni giorno meta. E non ho nemmeno voglia di dormire in un ostello o fare couchsurfing perchè i backpacker fanno così. Voglio una camera tutta per me, dove riposare in santa pace.
Che vergogna.
I primi giorni sono stati una battaglia con me stessa, tra l’immagine che volevo dare e la lacerante costatazione che in realtà non sono quella persona lì. O almeno non lo sono più oggi.
Una fatica enorme ammettere che sono cambiata ancora e che non devo dimostrare niente a nessuno. Mica facile.
Poi ci sono le paure, che tornano su come un pasto mal digerito. Quando si parte per un viaggio da soli, tendenzialmente le paure sono due: finire in qualche guaio e sentirsi soli (col rischio pure di annoiarsi). Realizzato che in Thailandia è difficile sentirsi in pericolo (c’è più da aver paura di qualche inglese ubriaco), la paura di sentirsi soli diventa solo una proiezione mentale. In questo mese in viaggio non mi sono sentita sola mai. Anzi, spesso ho rifuggito io stessa la compagnia o rifiutato l’uscita per una birra: come se volessi tenere tutta l’energia per me. Ma questo succede solo se si è proiettati verso l’interno, al centro del proprio sentire e non tanto sugli sguardi degli altri. Stare bene con se stessi, in poche parole.
Il viaggio continua: Laos e Cambogia
Pubblico questo post che sono già in Laos, un paese ben più complesso della Thailandia in termini di trasporti, di conoscenza dell’inglese, di servizi. Il viaggio si fa un poco più tosto, ma va bene così. L’idea è poi quella di andare in Cambogia, dove godermi anche il mare.
Non è ancora tempo di rientrare in Italia: non c’è un “giusto tempo” per viaggiare, ognuno ha il proprio. Ma sento di non aver ancora chiuso il cerchio, se così si può dire. Voglio essere sicura di tornare senza il rimpianto di non aver vissuto a pieno questo regalo che mi sono concessa.
Non dirò che consiglio a tutti di viaggiare da soli, di farlo almeno una volta nella vita: per molti può essere davvero complesso, per millemila motivi. Di provare a fare quacosa di DIVERSO da soli, questo sì: non c’è altro modo per spostare l’asticella delle proprie potenzialità un po’ più in là.
Buon viaggio, qualunque esso sia.
4 Commenti