Il viaggio è cambiamento, se hai voglia di lasciarti cambiare. Ma si può fare molto di più per (iniziare) a cambiare se stessi e il mondo che viviamo: il weekend appena trascorso sul Lago Trasimeno mi ha insegnato che creare reti tra le persone può dar vita a piccole grandi rivoluzioni.
Viaggiare senza incontrare l’altro è un po’ un viaggio a metà: le relazioni sono la linfa del nostro essere umani, dacchè siamo animali sociali. Nell’incontro troviamo specchi che ci permettono di guardarci, troviamo similitudini e diversità che innescano riflessioni. Il momento del viaggio è un tempo speciale, in cui il nostro IO è fuori contesto, sommerso di stimoli nuovi e occasioni di scoperta: quale momento migliore per dare voce al nostro stimolo di cambiare?
Che poi cambiare mica vuol dire prendere tutto e buttarlo dalla finestra, vuol dire dare spazio alla nostra creatività innata per permetterle di fluire nella vita. Siamo sempre così troppo ingabbiati in ruoli e schemi ammuffiti, che nemmeno viaggiando ci concediamo il lusso di lasciare libero il flusso del pensiero, perchè ci porti nelle lande più colorate del nostro essere. Laggiù c’è l’intuizione, la spinta a creare, a migliorare noi stessi e il nostro mondo, l’apertura alla vita. Laggiù, laggiù.
Io laggiù ci voglio andare, mi sono ostinata a cercare i pezzi di me più inaspettati, le risorse che ancora non ho visto manifestarsi. E spesso ci vado (laggiù) quando viaggio, quando paesaggi meravigliosi mi ispirano o persone speciali mi stringono la mano.
Tu chiamalo turismo ispirazionale
Oggi si chiama Turismo Ispirazionale e i primi a coniare questo termine probabilmente sono stati i ragazzi di Destinazione Umana: se dobbiamo dare una definizione, è una forma di turismo che pone al centro dell’attenzione la persona (che parte e che accoglie) e l’ispirazione che può far circolare durante quel viaggio. Io ho sete di ispirazione, di confrontarmi con chi è sulla mia stessa strada del cambiamento ma magari c’è già arrivato, con chi si impegna per uno stile di vita sobrio e sostenibile, con chi si attiva per un mondo più giusto. Ecco perchè ho preso parte alla Festa degli Agenti del Cambiamento organizzata da Italia Che Cambia, il progetto partito da Daniel Tarozzi per raccontare, mappare e mettere in rete le realtà che stanno cambiando il nostro paese in modo etico, solidale, sostenibile e innovativo.
Partecipare alla Festa degli Agenti del Cambiamento mi è sembrata una perfetta occasione immergermi in un contesto che mi stimolasse a riflettere, per crescere sia personalmente che professionalmente. Metteteci poi che ero in un ambiente mozzafiato nel cuore dell’Umbria, davanti ad uno spettacolo naturale così:
I tre giorni di festa si sono infatti svolti nell’eco-agriturismo Panta Rei sul Lago Trasimeno, esempio perfetto di realtà che ha adottato un approccio sostenibile globale.
La Festa degli Agenti del Cambiamento
Una festa tra persone che concretamente stanno facendo qualcosa per cambiare in meglio il mondo che abitiamo, dedicando l’1% del proprio tempo o del proprio stipendio per un progetto comune: questa è stata la Festa degli Agenti del Cambiamento. Il cambiamento si fa infatti con le azioni non con i blablabla e a Panta Rei lo scorso weekend si sono ritrovate persone da ogni parte d’Italia che ogni giorno ‘muovono le mani’, concretamente: esiste già un’altra Italia, diversa da quell’immagine di crisi e decadenza che i mass media ci restituiscono ogni giorno. È fatta di uomini e donne che costruiscono un paese migliore, più sostenibile, più rispettoso delle persone, del territorio e delle nostre mille culture.
Ho vissuto due giorni davvero intensi, felice di aver trovato una ‘grande famiglia’ che condivide i miei valori, la mia sensibilità. Sono nate intuizioni, aperture su me stessa e le mie potenzialità.
Mi sono messa in gioco nei molteplici laboratori esperienziali che sono stati proposti, nei quali il talento di ognuno era al servizio degli altri, così, gratuitamente. Mi sono ritrovata a ballare una danza orientale, a discutere di agricoltura senza chimica, a praticare l’antiginnastica, a confrontarmi su temi attuali come i vaccini o la non-scuola. Un’immersione totale tra modi ‘diversi’ di vivere, per comprendere che non esiste un’unica via, non c’è un modo univoco per realizzare la propria esistenza.
Sono tornata a casa con la consapevolezza che possiamo essere felici davvero, più liberi e creativi, basta solo spostarsi dalle proprie convinzioni che spesso inchiodano e provare a confrontarsi. Ma il percorso verso una società che sta bene, capace di valorizzare le proprie risorse e i propri talenti si può fare solo facendo rete, sistema, unendosi agli altri.
Turismo sostenibile all’ecovillaggio Panta Rei
Panta Rei in Umbria è un centro di esperienze per l’educazione allo sviluppo sostenibile: questo luogo sul Lago Trasimeno nasce con la volontà di recuperare un’area agricola abbandonata, per dar vita ad un luogo in cui sperimentare la sostenibilità in tutte le sue declinazioni. L’idea è maturata all’interno della cooperativa La Buona Terra, proprietaria del terreno e delle strutture, che gestisce un’azienda agricola a conduzione biologica e opera come fattoria scuola dalla fine degli anni ’80. La struttura nasce dal recupero di vecchi edifici attraverso tecniche di bioedilizia, utilizzando materiali da costruzione a basso impatto ambientale nella loro produzione, messa in opera ed uso, come legno, terra cruda, sughero, paglia, pietra, canna di lago.
Il cuore di Panta Rei è l’educazione per permettere che l’esperienza accumulata nella pratica della sostenibilità diventi un patrimonio utile a tutti. Oggi è un luogo di ricerca e sperimentazione, in cui imparare facendo: tantissime sono le attività proposte per aumentare la diffusione di uno stile di vita sostenibile, cercando di educare partendo dai gesti della vita quotidiana.
Vivere, abitare, produrre e costruire con il minimo impatto sull’ambiente e sulla salute umana: questo l’obiettivo della ‘scuola del fare’ di Panta Rei, attraverso campi scuola, stage, eventi di uno giornata o di un weekend sulle tematiche della bioedilizia, dell’economia del bene comune o la promozione alla salute.
All’ecovillaggio Panta Rei si può vivere vacanza ecologica dove sperimentare pienamente il concetto di sostenibilità: intesa come approccio di vita che coinvolge anche (e soprattutto) la costruzione di relazioni fra persone e fra persone e territorio. Solo così si può comprendere davvero l’identità di un luogo e rispettarla.
Il centro dispone di numerose camere costruite con materiali naturali, laboratori per svolgere attività pratiche stagionali, un orto sinergico e un frutteto a conduzione biologica.
La vacanza a Panta Rei non è fatta di ospite-ospitante, ma diventa un momento di scambio e di crescita tra persone che credono in un modello di sviluppo e che invitano gli altri a condividere idee, a discutere, a passare momenti insieme.